top of page

3 maggio 2025

Caratteristiche e Tipologie di Ponti per Chitarra Elettrica

Il ponte è un elemento fondamentale, scopriamo le caratteristiche e le varie tipologie

Il ponte è uno dei componenti più importanti di una chitarra elettrica.


Anche se spesso passa inosservato a chi si avvicina per la prima volta allo strumento, il ponte ha un ruolo centrale nel determinare il suono, la suonabilità e la stabilità dell’accordatura.


In questo articolo analizzeremo in dettaglio cos’è, cosa fa e quali tipi di ponte esistono, aiutandoti a capire quale sia il più adatto alle tue esigenze.


Ma cos'è di preciso il ponte di una chitarra elettrica?

Il ponte (in inglese "bridge") è la parte della chitarra dove le corde terminano la loro corsa sul corpo.

A differenza delle chitarre classiche o acustiche, le chitarre elettriche possono avere un ponte fisso o mobile, semplice o sofisticato, ma la sua funzione principale è sempre la stessa: ancorare le corde e trasferire le loro vibrazioni al corpo dello strumento, influenzando così il suono e la risposta dinamica.


Il ponte lavora in combinazione con il capotasto (o nut) per determinare la lunghezza vibrante della corda (leggi anche l'articolo sulla scala di una chitarra elettrica, link alla fine), che è la base per l'intonazione. Oltre alla lunghezza agisce anche sull'altezza delle corde, è possibile determinare la distanza tra le corde e la tastiera (action), influenzando la comodità della chitarra.



Principali Tipologie di Ponte

Esistono principalmente due categorie di ponti, quelli fissi e quelli mobili: in questi ultimi è presente una caratteristica leva che permette al chitarrista di modulare l’intonazione delle corde in tempo reale, ottenendo effetti espressivi e sonorità particolari.


Per ciascuna tipologia esistono poi diverse varianti o implementazioni/progettazioni.


Ponti Fissi

I ponti fissi, come giustamente suggerisce il nome, non sono progettati per essere utilizzati dal chitarrista come parte integrante dello strumento intervenendo, come vedremo per quelli mobili, su temopranee variazioni di tono. D'altro canto sono comunque fondamentali per la sonorità dello strumento e offrono una grande stabilità nell'accordatura.


Di seguito una carrellata di queste varianti



Frying-Pan ed Archtop-style

Queste tipologie di ponti risalgono agli albori della storia delle chitarre elettriche.


Nel caso della Frying-Pan (all'anagrafe Rickenbacker A-22), primo modello di chitarra elettrica mai costruita, il ponte era di tipo fisso con le corde passanti attraverso quello che poteva definirsi "body" della chitarra.


Non c'era possibilità di regolazione del ponte se non intervenendo sulla sella monoblocco come se fosse una chitarra classica/acustica. Tuttavia, considerando che anche la sella era in metallo, forse la regolazione (se possibile, non ho trovato informazioni in merito) non doveva essere un attività estremamente semplice.

Ponte della Rickenbacker A-22
Ponte della Rickenbacker A-22

Anche nelle Archtop il ponte è fisso ed è di semplice costruzione: un esempio è quello della Gibson ES-150 col caratteristico ponte "trapezioidale" che tuttavia permetteva in modo abbastanza agevole la regolazione dell'altezza delle corde in modo da avvivinarle o allontanarle dal blocco pick-up/tastiera.


A ben vedere, tale tipologia di ponte ricorda molto quello tipico degli strumenti ad arco (violino, contrabbasso), caratterizzato da un ancoraggio del blocca-corde al corpo dello strumento stesso e di una sella posta ad una specifica distanza per definire la scala dello strumento e la relativa intonazione.


Varianti della Gibson ES-150, in evidenza i tipici ponti trapezioidali
Varianti della Gibson ES-150, in evidenza i tipici ponti trapezioidali


Wraparound

Probabilmente uno dei ponti più semplici mai progettati, utilizzato nelle prime (ma non primissime) chitarre elettriche e rimasto in auge successivamente sulle serie economiche della Gibson. Ad oggi è ancora in uso anche su modelli di fascia alta di diversi produttori (ad es. PRS)


Il Wraparound, così come suggerisce la traduzione del termine, ossia "avvolto intorno", è composto da un'unica barra di ferro che funge sia da blocco per le corde che da sella.

La barra di ferro è "ancorata" al top della chitarra elettrica tramite due piloncini avvitati o inseriti a pressione all'interno del legno del body.


Per fornire resistenza e la giusta angolatura d'attacco delle corde, queste ultime sono infilate nella parte anteriore della barra (quella rivolta verso il manico), spuntano quindi dalla parte posteriore e sono avvolte verso l'alto per ritornare di nuovo in direzione del manico e finire poi sul capotasto.


In alcune implementazioni del Wraparound possiamo trovare le sellette che permettono l'intonazione di ogni singola corda, in altre invece non c'è possibilità di regolazione se non quella prevista in fase di realizzazione del ponte stesso dove ogni corda ha un attacco a distanza diversa. In alcuni Wraparound senza sellette è anche implementato un sistema per variare l'angolatura del ponte: tramite una vite posta all'interno di ciascun piloncino d'ancoraggio è possibile spostare il blocco del ponte rispetto al piloncino stesso facendone variare l'angolatura al fine di migliorare l'intonazione dello strumento.


La regolazione dell'altezza delle corde è possibile se i perni sui quali è bloccato il ponte sono di tipo a vite: ma anche in questo - così come per l'intonazione - si può intervenire solo su tutto il blocco ponte e non su ciascuna singola corda.


A sinistra uno dei primi modelli di Gibson SG con Ponte Wraparou

nd a sellette regolabili, a destra un Wraparound senza sellette montato su una PRS SE



Tune-o-Matic

Questo ponte fu progettato dal presidente della Gibson Ted McCarty ed introdotto sui loro modelli a partire dagli inizi degli anni '50; solo nel 1955 apparirà sulle Les Paul che fino a quel momento utilizzavano i ponti di tipo trapezioidali o wraparound.


Il concetto alla base del Tune-o-Matic è quello di disaccoppiare il punto di ancoraggio delle corde dall'inizio del diapason al fine di fornire più sustain allo strumento.


Rispetto al wraparound (dal quale eredita l'elemento di ancoraggio al body) è infatti composto da un ponte a sellette ed uno stopbar per ancorare le corde posti a pochi centimetri di distanza.

Esistono anche chitarre che presentano solo il ponte e le corde sono invece di tipo pass-through, ancorate quindi al retro del body: questi modelli non hanno chiaramente il componente stoptail.


Le regolazioni possibili sono l'altezza del ponte, grazie alle viti poste ai lati dello stesso, e il diapason, intervenendo sulle sellette che possono essere spostate avanti ed indietro fino a raggiugere l'intonazione ideale.


Anche del Tone-o-Matic, detto amichevolmente TOM, esistono due principali implementazioni che vediamo ora nel dettaglio.


ABR

Acronimo che sta per "Adjustable BRidge", noto anche come ABR-1, è stato utilizzato sui modelli Gibson tra la fine degli anni '50 e metà dei '70.


E' sempre un ponte di tipo Tune-o-Matic, del quale ne presenta tutte le funzionalità, tuttavia è caratterizzato da una serie di elementi.


I piloncini del ponte e della stopbar sono avvitati direttamente nel legno, ciò dovrebbe conferire una trasmissione più diretta ed intensa delle vibrazioni al body.

Altra caratteristica è l'orientabilità del ponte stesso: è possibile installarlo sia con le viti di regolazione delle sellette verso il manico che verso la stopbar data la sua simmetria costruttiva, attenzione che le implementazioni iniziali (anni '50) prevedevano che esso venga installato con le viti orientate verso il manico.


Inoltre, alcuni modelli presentano la cosiddetta "retaining wire" ossia una barretta di metallo sottile (come quello delle graffette per fogli) che serve a mantenere le viti di regolazione dele sellette in posizione.


Ulteriori caratterizzazioni possiamo individuarle in una minore escursione delle sellette per la regolazione del diapason e la realizzazione del ponte stesso in uno spessore inferiore rispetto alle successive evoluzioni.



Nell'immagine di sinistra è possibile vedere un ABR-1 vintage installato su una Les Paul, si può apprezzare l'orientamento delle viti verso il manico; nell'immagine di destra un ponte ABR-1 moderno dove è invece presente la retaining wire che blocca le viti in posizione.


Nashville

Con lo spostamento della produzione Gibson nella sede di Nashville viene anche riprogettato il ponte Tune-o-Matic, e fa la sua comparsa l'omonimo ponte quale evoluzione dell'ABR.


Rispetto al suo predecessore sono state introdotte alcune caratteristiche, la principale riguarda i piloni, non più avvitati direttamente al body, ma inseriti all'interno di boccole metalliche, a loro volta inserite a pressione o avvitate sul body; ciò permise una maggiore precisione nell'installazione del ponte che in alcuni modelli meno fortunati equipaggiati con ABR poteva risultare anche inclinato.


Altra innovazione riguarda uno spessore del ponte maggiorato nonchè una maggiore escursione delle sellette per poter fornire più precisione nel regolare il diapason e quindi l'intonazione delle singole corde. Anche le sellette sono bloccate all'interno del ponte rendendo non più necessaria la retaining wire che bloccava il gruppo vite-selletta.


A differenza dell'ABR il ponte non è più orientabile: esso può essere installato solo con le viti orientate verso lo stopbar: da un lato riduceva l'intertezza su quale fosse la corretta installazione del ponte, dall'altro aumentava la facilità di regolazione delle sellette.


Vi sono opinioni contrastanti relativamente al suono prodotto dai ponti di tipo Nashville ritenuti da alcuni più "cupi" rispetto agli "squillanti" ABR proprio perchè i piloncini di ancoraggio non sono direttamente fissati all'interno del legno ma all'interno di boccole.


Nelle immagini è possibile osservare un ponte Nashville, più massiccio rispetto agli ABR, installato con stopbar o con corde pass-trough. L'ultima foto mostra le boccole da inserire a pressione nel corpi e i piloncini che si avvitano su di essi.


Soluzioni Ibride

Alcuni modelli della Epiphone utilizzano invece una soluzione ibrida: il ponte è di tipo ABR, con sellette a vite tenute ferme da una retaining wire, orientamento delle viti verso il manico, tuttavia l'installazione avviene tramite boccole inserite a pressione nel body e non con piloncini direttamente avvitati.

Ho sia una SG che una LP inizio anni 2000 (produzioni coreane) ed entrambe utilizzano questo sistema.


TOM Ibrido tipico delle Epiphone
TOM Ibrido tipico delle Epiphone

Conversione Nashville-ABR

Sul web vi sono molti forum di discussione nonchè articoli per permettere di convertire una chitarra con ponte ABR in Nashville e viceversa.


Sebbene possibile, la tematica merita un articolo a parte in quanto - sebbene sia fattibile sotto il profilo dell'implementazione - si dovrebbero comprendere a pieno i motivi per i quali effettuare conversioni così delicate che potrebbero prevedere anche l'intervento sul legno della chitarra.



Telecaster Ashtray

Il ponte della "Broadcaster" - successivamente nota come "Telecaster" - venne appunto definito "posacenere" in quanto presentava una copertura che lo ricordava a tutti gli effetti.

La copertura era chiaramente pensata per proteggere il blocco sellette-pickup ma diverse legende vogliono che i chitarristi fumatori ciccassero all'interno dello stesso durante le performance per poi svuotarlo al termine dell'esibizione.


Senza considerare la copertura, il ponte si presenta come una placca metallica avvitata sul body della chitarra; la particolarità di questo ponte è la sua doppia funzione: non solo come ponte, ospitando il blocco delle sellette ma anche come punto di ancoraggio per il pickup, appunto, al ponte.

La Telecaster venne progettata per essere una chitarra con corde pass-trough, motivo per il quale il ponte presenta sei fori sulla parte posteriore alle sellette, in modo tale che le corde potessero fuoriuscire dal body e poi dal ponte e posizionarsi sulle sellette con un angolo di attacco abbastanza acuto da fornire la giusta tensione.


La costruzione solida e il metallo pesante utilizzato per la sua realizzazione contribuiscono a un buon sustain e una timbrica caratteristica, spesso definita "twangy" nei suoni da Telecaster.


I ponti ashtray son anche caratterizzati da un bordino rialzato lungo tre lati della placca metallica (laterali e quello posteriore) che funge da protezione del blocco corde-sellette-pickup e sul quale si poteva ancorare la cover.


Ulteriore caratteristica è la presenza di sole tre sellette, ciascuna di esse gestisce una coppia di corde adiacenti (E+A, D+G, B+e), tuttavia le sellette possono essere regolate anche in altezza in modo indipendente tramite due viti passanti poste agli estremi della selletta stessa.


Chiaramente, anche per il posacenere della Fender è possibile regolare il diapason spostando la selletta avanti e indietro; a differenza dei ponti realizzati da Gibson, c'è una maggiore escursione che lascia più margine d'intervento per la regolazione dell'intonazione.

Agli inizi degli anni '70 la Fender realizzò anche modelli di Telecaster che non avevano più corde pass-trough ma queste erano invece ancorate al bordo posteriore della placchetta del ponte, in un sistema definito "top loader".

La scelta fu dettata dall'abbassamento dei costi e dei tempi per la realizzazione delle chitarre che - con questo nuovo sistema - non necessitavano più forature precise che attraversassero il body; nel corso degli anni la Fender è tornata al tradizionale "pass-through" per la maggior parte delle Telecaster.

Tuttavia, il "top loader" lo si è continuato a trovare su alcune Telecaster fino agli anni '80. Alcuni modelli economici o di fascia media (come quelli della Squier o versioni speciali) utilizzano ancora il ponte "top loader" oggi, ma è meno comune nei modelli di fascia alta.


Ponti più recenti sono stati realizzati prevedendo sei sellette singole - una per ogni corda, regolabile individualmente sia in altezza che profondità o di ponti senza bordi laterali facendo svanire il tocco "vintage".


Ulteriori soluzioni attuali prevedono il blocco del ponte separato dal supporto per il pickup nonchè la possibilità di inserire un pickup di tipo humbucker anzichè il single-coil, chiaramente ove lo scasso della chitarra ne permettera l'alloggiamento.


In ordine, le fotografie mostrano un ponte montato su un modello "Broadcaster", dove è possibile apprezzare l'escursione delle sellette e le viti per la regolazione dell'altezza; un ponte di una più moderna Telecaster senza copertura, ed un ponte con la copertura che gli fece conferire il nomignolo di "ashtray"; le ultime tre foto sono di ponti non-Fender, in ordine un ponte moderno con sellette singole, un ponte che ha il blocco sellette separato dal supporto per il pickup, e un ponte moderno con supporto per humbucker.



Stratocaster Hardtail

Di sicuro è uno dei ponti più discussi e dibattuti di tutta la storia delle chitarre elettriche.


Facciamo una doverosa precisazione: il progetto originale di Leo Fender prevedeva che la Stratocaster avesse un ponte mobile (definito "Tremolo" e che analizzeremo più avanti), tuttavia, un ponte di tipo fisso venne introdotto per venire incontro alle esigenze di chitarristi che volessero uno strumento più semplice da gestire e con un'accordatura più stabile rispetto a chitarre con ponte mobile.


Per questo motivo, negli anni '70, sotto la guida della CBS (Columbia Broadcasting System, che acquistò la Fender nel 1965) vennero realizzate Stratocaster con ponte fisso e corde passtrough, esattamente come nelle Telecaster.


L'Hardtail si presentava molto simile al suo omologo mobile, ossia una placca di metallo con un bordino rialzato al quale si avvitavano sei sellette regolabili sia in altezza che in profondità per gestire l'action e il diapason in modo indipendente su ciascuna corda.


Il ponte era bloccato al body da tre viti posizionate sotto le sellette.


Nel 2015 la Fender produsse una serie di Stratocaster che richiamavano lo stile di quelle prodotte negli anni '70 incluso il ponte Hardtail.


Tale ponte è attualmente utilizzato anche su tutta una serie di strumenti di fascia più economica proprio perchè con esso non è necessario effettuare una serie di scavi aggiuntivi sul body delle Stratocaster e anche il ponte stesso è molto meno complesso rispetto quello mobile che a breve vedremo.



Le immagini mostrano due Stratocaster Fender degli anni '70 con hardtail; l'ultima immagine è di una Squier Affinity con un ponte fisso che richiama il concetto dell'hardtail.



Altri ponti fissi

Esistono altre tipologie di ponti per chitarra che possono essere annoverati in questa categoria; ci limitiamo solo a citarne alcuni, senza scendere in dettagli, o perchè essi sono le varianti fisse dei ben più noti omologhi mobili (ad es. il floyd-rose) oppure sono rielaborazioni di ponti fissi ben più noti (ad es. i flatmount).



Ponti Mobili

I ponti mobili (o "tremolo") sono un'importante categoria di ponti per chitarra, progettati per consentire al chitarrista di modificare l'altezza delle corde e quindi alterare l'intonazione e il tono, creando effetti sonori di vibrato o di tremolo (dall'inglese "tremolo arm" o "whammy bar"). Il principale scopo di questi ponti è quello di modificare temporaneamente l'intonazione delle corde, consentendo agli utenti di ottenere un ampio range di effetti sonori.


Bigsby

Il primo ponte mobile per chitarra è stato progettato da Paul Bigsby nel 1948. Il Bigsby Vibrato è stato uno dei primi e più influenti sistemi di tremolo concepito per la chitarra elettrica e permetteva al chitarrista di ottenere una temporanea variazione di altezza del tono.


Il ponte Bigsby è montato sulla parte superiore del corpo della chitarra e ha un design semplice nella sua complessità. Esso è formato da un blocco principale avvitato saldamente al body della chitarra e sul quale sono ancorate le corde; c'è anche una parte mobile che è costituta da un braccio a molla (chiamato "whammy bar") che il chitarrista può spingere o tirare, il quale interviene direttamente su un perno che attraversa le corde perpendicolarmente e su di esse esercita già una determinata pressione per tenerle ferme:

  • quando il braccio viene spinto verso il body della chitarra, il perno perpendicolare schiaccia ancor di più tutte le corde aumentandone la tensione e di conseguenza il tono della nota

  • se invece il braccio viene tirato verso l'alto, il perno riduce la pressione che normalmente esercita sulle corde abbassandone la tensione e di conseguenza il tono

Il Bigsby Vibrato è stato installato per la prima volta sulla "Gibson Les Paul Custom" nel 1952, tuttavia le chitarre Gibson con il Bigsby non erano modelli standard di produzione, ma modelli personalizzati e modificati per Les Paul. Di fatto, fu più tardi, verso la metà degli anni '50, che altre chitarre della Gibson (come la ES-335) e delle altre marche iniziarono a montare il Bigsby come opzione, ma era comunque qualcosa che veniva fatto su richiesta.


La Gretsch è stata una delle prime case produttrici a installare il Bigsby di fabbrica sulle sue chitarre. La Gretsch ha adottato il Bigsby già dal 1954, come parte della serie di modelli hollow-body e semi-hollow, diventando uno dei marchi che più associamo al Bigsby. Modelli come la Gretsch White Falcon e la Duo Jet sono divenuti leggendari grazie all'uso di questo sistema.


Fender non ha mai installato il ponte Bigsby in fabbrica, nemmeno come opzione custom, tuttavia è possibile trovare Telecaster o Stratocaster modificate per montare tale soluzione di vibrato.


Epiphone, Ibanez e Rickenbacker hanno modelli che escono direttamente con il Bigsby come parte della loro produzione.



In basso il ponte Bigsby montato su Les Paul, a sinistra una moderna, a destra una d'epoca del 1952. In alto è possibile apprezzare il ponte su una Rickenbacker 320 (sinistra) e su una Gretsch G5622T (destra).



Fender Tremolo

Il tremolo Fender è uno dei sistemi di ponte più iconici e distintivi nella storia della chitarra elettrica, ed è stato progettato per essere utilizzato sui principali modelli Fender, come la Stratocaster e la Telecaster.


Sebbene il termine "tremolo" venga comunemente usato per riferirsi a questo tipo di ponte, in realtà il Fender Tremolo è un ben noto sistema vibrato, che - come per il Bigsby -  permette di modificare temporaneamente l'intonazione delle corde.


Il ponte fu introdotto per la prima volta nel 1954 con la Fender Stratocaster, diventando uno dei tratti distintivi di questo modello, che difatti fu la prima chitarra prodotta in serie ad avere questo tipo di sistema di ponte fino a diventare un marchio di fabbrica del suono e del look Fender.


Definirlo solo ponte potrebbe essere riduttivo, sarebbe più indicato definirlo come sistema in quanto si compone di più parti, tutte collegate tra di loro, che unitamente concorrono ad eseguire sia la funzione classica di ponte - che ospita le sellette - che la funzione di tremolo/vibrato.


Esso è composto dal ponte, una placchetta metallica fissata al body della chitarra o con un sistema di sei viti o con due piloncini laterali (pivot): entrambi i sistemi fissano - ma non avvitano saldamente - solo la parte anteriore della placchetta in modo che possa inclinarsi in avanti o indietro quel tanto che basta per far variare il tono della nota.


La placchetta del ponte ha un bordino posteriore rialzato sul quale sono avvitate sei sellette indipendenti regolabili in altezza, per l'action, e in profondità, per l'intonazione. La placchetta presenta anche dei fori nella parte retrostante alle sellette dai quali fuoriescono le corde.


La placchetta metallica è rettangolare, ma sulla parte destra (cioè verso il basso quando si imbraccia la chitarra) c'è un'aletta sulla quale è praticato un foro per inserire la leva che sarà utilizzata dal chitarrista per far muovere il ponte. Alcuni modelli di ponte prevedono che la leva sia avvitata, altri invece prevedono un sistema di inserimento a pressione.


Quanto fino a qui descritto è la parte che si può vedere osservando la parte anteriore Stratocaster.


A sinistra è possibile vedere un ponte con i pivot (sole 2 viti) a destra invece il ponte con sei viti (nella foto non è presente la leva del tremolo ma è ben visibile l'aletta laterale)

Procediamo a descrivere la parte nascosta: alla base della placchetta metallica è avvitato perpendicolarmente un blocco di metallo massiccio a forma di parallelepipedo. Tale blocco di metallo è alloggiato all'interno di uno scavo sottostante alla placchetta metallica che attraversa tutto il body della chitarra fino al dorso.


Il blocco metallico, oltre a fungere da contrappeso e da elemento dinamico del ponte, è il punto di ancoraggio delle corde: esse vengono difatti inserite nella parte sottostante del blocco metallico e vengono fatte risalire fino a fuoriuscire sulla placchetta metallica e finire sulle sellette.


Ponte di una Stratocaster visto dal basso, in primo piano il blocco metallico del quale si possono osservare i sei fori grandi nei quali vanno infilate le corde e cinque fori piccoli che servono per ancorare le molle
Ponte di una Stratocaster visto dal basso, in primo piano il blocco metallico del quale si possono osservare i sei fori grandi nei quali vanno infilate le corde e cinque fori piccoli che servono per ancorare le molle

Sul lato inferiore del blocco metallico, cioè quello opposto alla placchetta del ponte, sono presenti dei fori che permettono di agganciare fino a cinque molle, a loro volta agganciate ad un'ulteriore placchetta a sua volta fissata all'intrno di uno scavo nella parte posteriore del body con delle viti (solitamente due).


Parte inferiore del ponte Stratocaster dove è possibile vedere le molle ancorate al blocco metallico e alla placchetta che, come si vede nell'immagine, è anche utilizzata per mettere a massa l'elettronica della chitarra. Il vano può essere coperto da una placchetta o lasciato aperto.
Parte inferiore del ponte Stratocaster dove è possibile vedere le molle ancorate al blocco metallico e alla placchetta che, come si vede nell'immagine, è anche utilizzata per mettere a massa l'elettronica della chitarra. Il vano può essere coperto da una placchetta o lasciato aperto.

Il sistema siffatto permette al chitarrista di usare la leva, spingendola o tirandola, e far inclinare di conseguenza l'intero ponte nello stesso verso.

Le molle servono per far ritornare il ponte alla posizione di partenza e lo tengono anche in equilibrio rispetto alla forza esercitata dalle corde che invece lo farebbero inclinare verso il manico: infatti, a seconda della muta di corde che si monta, possono essere necessarie fino a 5 molle per controbilanciare la tensione.


E' di fondamentale importanza una corretta regolazione del ponte in quanto da esso dipende molto la stabilità dell'accordatura, sia che il sistema venga utilizzato o meno.



Floyd Rose

Questo ponte mobile fu sviluppato dall'omonimo chitarrista heavy metal con l'obiettivo di avere un sistema tremolo più stabile e resistente agli sviamenti dell'accordatura causati dal movimento intenso del ponte durante le performance rispetto a quelli esistenti (Gibson e Fender); sopratutto nei generi o negli stili che prevedevano un massiccio utilizzo della leva, i ponti esistenti perdevano spesso l'accordatura.


Nel 1977, Floyd D. Rose brevettò il suo sistema di tremolo, che innovava radicalmente il design rispetto ai tradizionali tremoli Fender e Gibson. Il suo sistema si distingue per il blocco delle corde sia alla testa (con i bloccacorde sulle meccaniche) che al ponte (con una struttura a "blocco" o "clamp"), permettendo al ponte di muoversi liberamente senza compromettere l'intonazione.


Concettualmente il sistema ponte non differisce molto da quelli Fender, ciò che Floyd Rose però ottenne fu quello di disaccoppiare dal sistema tremolo l'ancoraggio delle corde fissandole - anzi bloccandole - ai due estremi della chitarra: sul ponte e sul capotasto.


Infatti le corde non erano più libere di scivolare sul capotasto e non erano più parte integrante del sistema tremolo: aveva difatti ridotto le resistenze e gli attriti così che il ponte risultava molto più stabile all'utilizzo massiccio e continuato della leva rispetto a quanto non fosse stato realizzato dalle grandi fabbriche di chitarre.


I sistemi di bloccaggio sono due:

  • capotasto - le corde sono bloccate tramite un bloccacorde a vite che impediscono alle corde di slittare durante l'uso del tremolo, mantenendo l'accordatura.

  • ponte - un inconfondibile sistema di bloccaggio tramite una serie di viti che serrano le corde contro il ponte. Questo impedisce che le corde si spostino o si rilascino, riducendo il rischio di perdita dell'accordatura anche durante l'uso intenso del vibrato.

Rispetto al ponte della Fender, il Floyd Rose è progettato per resistere a un uso intensivo e ai bend aggressivi senza compromettere l'intonazione, il che lo rende ideale per il rock, il metal e altre forme di musica che richiedono molta manipolazione delle corde. E' possibile anche eseguire variazioni estreme sul tono, come i "dive bombs" senza perdere l'accordatura.


D'altro canto, esso presenta una maggiore complessità nella sostituzione delle corde in quanto è necessario sbloccare i bloccacorde e regolare nuovamente le molle e nella regolazione dell'intonazione stessa, inoltre essendo più pesante e ingombrante può influire sul bilanciamento della chitarra o sulla suonabilità stessa.


Sotto il profilo architetturale, il ponte realizzato da Floyd Rose resto invariato per un quarto di secolo: solo agli inizi degli anni '90 ne venne realizzata una versione a minore ingombro rispetto al progetto originale.



Nell'immagine di sinistra ed al centro è possibile apprezzare il ponte col suo complesso sistema di blocca corde, nell'immagine di destra è invece mostrato il blocco delle corde al capotasto.



Breve Riepilogo

Possiamo quindi ricondurre tutti i ponti per chitarra elettrica a due sole tipologie: fissi e mobili.


Ciò che caratterizza i ponti fissi sono principalmente la maggiore stabilità di accordatura ed un maggiore sustain in quanto trasmette più energia al corpo, favorendo una vibrazione più lunga delle corde; anche l'installazione e la manutenzione è più agevole.

I ponti mobili invece permettono di variare temporaneamente la tensione delle corde tramite una leva per offrire al chitarrista maggiore possibilità di espressività del suono, a discapito (soprautto con ponti economici o non ben installati e regolati) della stabilità dell'accordatura.


Il ponte resta comunque uno degli elementi fondamentali della chitarra elettrica in quanto è l'elemento di contatto tra il body e le corde e tramite esso le vibrazioni delle corde sono trasmesse al body, inoltre, laddove la tipologia di ponte lo permette (indipendentemente dal fatto che sia fisso o mobile) è di cruciale importanza per la regolazione dell'action e ancor di più per l'intonazione.


Per concludere, la scelta del ponte va effettuata in primis a seconda del proprio stile, se non si tende a utilizzare il vibrato potrebbe non essere necessario un ponte mobile, viceversa se si cercano più sfumature di espressività il ponte fisso potrebbe non essere il miglior compagno di suonate.

Ciò che invece può fare davvero la differenza sono la qualità del ponte stesso nonchè la perizia nell'installazione e nella manutenzione dello stesso, pena, una perdita dell'accordatura e minore trasmissione di vibrazioni dalle corde al body.



Approfondimenti

Leggi altri articoli della nostra rubrica sulla tematica

Diapason (o Scala) di una Chitarra Elettrica

Frequenze Naturali ed Armonici

La Matematica della Tastiera

Centrare il Ponte della Chitarra Elettrica

bottom of page